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Brainstorming, ovvero l’arte del trovare nuove idee

  • Immagine del redattore: William H. Ribera
    William H. Ribera
  • 30 mar 2022
  • Tempo di lettura: 9 min
(Photo by Per Lööv)
(Photo by Per Lööv)

Cos'è il Brainstorming


«Il brainstorming, in italiano reso come “raccolta di idee”, è una tecnica creativa di gruppo per far emergere idee volte alla risoluzione di un problema.

Sinteticamente consiste, dato un problema, nell'organizzare una riunione in cui ogni partecipante propone liberamente soluzioni di ogni tipo (anche strampalate, paradossali o con poco senso apparente) al problema, senza che nessuna di esse venga minimamente censurata. La critica ed eventuale selezione interverrà solo in un secondo tempo, terminata la seduta di brainstorming. Il risultato principale di una sessione di brainstorming può consistere in una nuova e completa soluzione del problema, in una lista di idee per un approccio ad una soluzione successiva, o in una lista di idee che si trasformeranno nella stesura di un programma di lavoro per trovare in seguito una soluzione.

Uno strumento metodologico che facilita l'impiego di questa tecnica è quello delle mappe mentali, che permettono di rappresentare graficamente gli spunti via via che emergono in chiave grafica. Essendo inoltre delle mappe creative, le mappe mentali stimolano il processo associativo e quindi la generazione di nuove idee.»


Questo è ciò che Wikipedia ci può dire sul brainstorming, ma andiamo più a fondo: anche nel brainstorming ci sono delle regole, anche se andrebbero viste più come linee guida che come vere e proprie leggi di comportamento.



Regole del Brainstorming in gruppo


La prima regola è che la quantità, almeno nella fase iniziale, viene prima della qualità: nel brainstorming si tratta di raccogliere una grande quantità di idee, con l’obiettivo che tra queste se ne nasconda una che si adatti meglio al progetto o ai propri intenti.

Perciò è importante avere un flusso di idee continuo, anche se tra queste ve ne sono molte insensate o deboli sul piano del contenuto.

Anche le proposte percepite come errate sono importanti per essere poi eliminate in contrasto con le idee valide.


La seconda regola è di buonsenso: non dovrebbe esserci nessuna critica, discussione o commento durante la sessione, sia per evitare di disturbare o interrompere il flusso di idee sia perché si potrebbe far persino calare il silenzio nella stanza.


La terza regola è quella di trascrivere correttamente tutte le idee: solo se vengono riportate tutte, ad esempio con l’aiuto di una lavagna bianca o di un blocco per gli appunti, la sessione di brainstorming entra nella fase di valutazione senza filtri.

Perciò, conviene individuare qualcuno che si occupi di redigerle, una specie di “team leader”, e che fissi così la maggior parte delle idee durante la sessione.

Se alcune idee vengono ignorate e non vengono riportate, si rischia di demotivare i partecipanti.


La quarta regola è quella di pensare trasversalmente e lasciarsi ispirare a vicenda.

La “tempesta di idee” è composta da molte idee indipendenti le une dalle altre, ma nulla vieta di prendere spunto da una delle idee già raccolte e svilupparne una nuova a partire da questa.

Il brainstorming ha una propria dinamica che può portare al fatto che le idee di una sessione prendano una precisa direzione o si concentrino su un filo conduttore.

In questo caso i partecipanti non dovrebbero aver timore di accelerare lo sviluppo di un’idea e neanche di nominarne una che va in tutt’altra direzione. Entrambi i meccanismi intensificano il brainstorming come tecnica di gruppo e portano spesso a buoni risultati.

Cosa fare se il brainstorming si arena dopo poco e non ci sono nuove idee?

Niente paura!

Esistono diverse varianti della classica “raccolta di idee”, come il brainstorming ABC in cui si tenta di trovare un’idea per ogni lettera dell’alfabeto, o il brainwriting in cui tutti i partecipanti scrivono su post-it o fogli di carta le proprie idee, e queste vengono lette ad alta voce in modo anonimo solo una volta che il “team leader” le ha raccolte.



Tecniche di Brainstorming in solo


Ma come fare se non si ha a disposizione un gruppo di 5-10 persone con le quali fare il classico brainstorming?

Esiste la possibilità di fare del brainstorming individuale: il vantaggio è che si genererà una quantità maggiore di idee perché non dovremo preoccuparci dell'opinione altrui in merito a quello che ci è venuto in mente… Lo svantaggio, però, è quello di non avere lo spettro di esperienze che appartiene ad un gruppo e di essere, quindi, maggiormente limitati nella creatività.

Avremo, dunque, molte più idee ma meno variegate e più simili le une alle altre.

In questa modalità si genera un elevato numero di idee, maggiore rispetto alla sessione di gruppo, ma queste idee sono generalmente meno efficaci, perché spesso le singole persone provano a fornire risposte a dei problemi che non sono in grado di risolvere.

D’altro canto, il brainstorming individuale può esplorare in modo migliore il problema, senza preoccuparsi del tempo impiegato.

Per condurre un brainstorming in solo si possono utilizzare diverse tecniche. Non tutte le sentirete in "sintonia" con il vostro modo di essere. Non preoccupatevi, non dovete utilizzarle tutte! Scegliete solo quelle che vi piacciono e che vi stimolano.

Prendiamole in esame una per una.


  1. Parole in libertà”: partendo da una parola qualsiasi (meglio se pescata a caso su una pagina di un dizionario, di un libro o di un giornale), si cerca di affrontare il problema da questa nuova angolazione, utilizzando il significato della parola per risolverlo.

    Questa metodologia garantisce che si affronterà il problema da un’angolazione diversa.

    Facciamo un esempio: dobbiamo aumentare le vendite e la parola pescata è "gatto". La prima cosa che può venirci in mente è la flessibilità, pensando al corpo sinuoso del gatto, e questo potrebbe portarci ad inventare una specie di creatura umanoide provvista di giunture in grado di flettersi e piegarsi in modi che per noi esseri umani sarebbero innaturali, dolorosi o persino impossibili, un po’ come i contorsionisti che si esibiscono nei loro spettacoli.

  2. Immagini in libertà”: la tecnica è simile alla prima, solo che qui, al posto della parola, si utilizza un'immagine pescata a caso da un apposito software per il brainstorming (un generatore di immagini), da un libro illustrato o da un dizionario visuale.

  3. Le false regole”: utilizzando questa tecnica durante il brainstorming dovremo cercare di adattare al nostro problema regole e modi di pensare che sono tipici di altri settori e di altri ambiti.

    Le regole da utilizzare saranno pescate, ad esempio, da un libro di regolamenti sportivi, da un manuale di istruzioni di un gioco da tavolo, e così via.

  4. Scrittura in libertà”: provate a scrivere un testo in totale libertà, senza preoccuparvi della grammatica o della punteggiatura. Lasciate che i vostri pensieri prendano forma sulla carta senza alcun tipo di costrizione.

    Se non vi viene in mente nulla da scrivere, scrivete che non vi viene in mente nulla!

    Prima di iniziare, fissate un limite temporale (ad esempio, 15 minuti) o fisico (riempire un'intera pagina di quaderno) e andate avanti anche se non state scrivendo, secondo voi, niente di particolarmente significativo.

    Provate anche la versione con gli occhi chiusi o, se utilizzate un computer, con il monitor spento. Aumenterà il libero flusso dei pensieri.

    Utilizzate poi il testo che avete preparato per trovare nuovi spunti per risolvere il vostro problema.


Non siete soddisfatti? Ci sono altre tecniche per condurre il vostro brainstorming, sia in gruppo che individualmente.

Ad esempio, c’è la “Tecnica del sito internet in libertà”: si cerca a caso un sito web, si assimilano le idee che vi sono contenute e si cerca di adattarle al nostro problema.

Si può partire, ad esempio, da un motore di ricerca, inserire una parola a caso e cliccare su uno dei link.Occorre, poi, cercare nel sito tutti gli spunti che possono aiutarci a risolvere il nostro problema. Quali idee ci sono? Quali situazioni ritroviamo? Come posso utilizzare tutti questi nuovi stimoli per risolvere il mio problema?

Oltretutto, sin dall’antichità, il gioco di ruolo è una manna dal cielo per chi vuole evadere dalla realtà e portare al tavolo nuove idee. Quindi perché non sfruttarlo anche in questo caso?

Nella “Tecnica del gioco di ruolo” occorre mettersi nei panni di un’altra persona e cercare di risolvere il problema come farebbe lei.

Provate a pescare una professionalità a caso (cuoco, muratore, dirigente, ecc.) e a calarvi nel ruolo. Provate a chiedervi: "cosa farebbe?", "Cosa penserebbe?", "Che strumenti userebbe?".

Per la massima riuscita dell'applicazione di questa tecnica sarebbe bene che nel gruppo ognuno interpretasse una professionalità diversa, o, se sei da solo, esplorare come si approccerebbero almeno tre professionalità ad uno stesso problema.

In un mondo fantastico, come ad esempio può esserlo il mio mondo di Mame, molti “fatti” considerati tali non trovano applicazione nella realtà, in quanto sono concetti superati o legati ad un aspetto magico ed esoterico che nel mondo reale non hanno appiglio.

Perciò, la “Tecnica della sfida dei fatti” è un ottimo escamotage per pescare nuove idee dal calderone dei fatti e dei presunti tali. Molti "fatti" considerati come tali qualche tempo fa, ora non lo sono più perché le circostanze sono cambiate (ad esempio era un fatto nel Medioevo che l’uomo non potesse volare, né da solo né con l’ausilio di macchine, allora inesistenti o non efficaci).

La sfida, in questo caso, è pensare a cosa succederebbe se un fatto dato per certo ad oggi, non fosse più vero, e a come questo ci aiuterebbe a risolvere il nostro problema. Stimolandoci a pensare in modo diverso potremo trovare la soluzione che stiamo cercando.

Un’altra tecnica è quella giornalistica: applicandola dovrete fare le sei domande classiche che sono la base del lavoro di ogni bravo giornalista: "Chi?", "Cosa?", "Quando?", "Dove?", "Perché?" e "Come?".

Scrivete ognuna di queste parole su un foglio di carta lasciando dello spazio libero attorno, poi scrivete le vostre risposte prendendo in esame il problema che dovete risolvere.


Passiamo ora ai principali vantaggi del brainstorming:

  • incoraggia la creatività e l’apertura verso nuove idee;

  • produce rapidamente un gran numero di idee diversificate e insolite;

  • combina elementi semplici per produrre idee originali;

  • aumenta il potenziale creativo;

  • favorisce lo spirito di gruppo, così come il miglioramento delle relazioni e della comunicazione interpersonale;

  • favorisce la rottura delle modalità classiche di lavoro e induce i partecipanti ad uscire dai propri schemi mentali e dalle proprie consuetudini metodologiche, a vantaggio della creatività e della fantasia;

  • rafforza il saper ascoltare in modo attivo;

  • stimola la re-interpretazione delle idee espresse e la capacità di sfruttare i contributi altrui per la realizzazione di un’esperienza comune.



Esperienza personale


Ora che abbiamo affrontato e sviscerato la parte tecnica dell’argomento, posso dirvi la mia sul brainstorming, e la mia esperienza con le varie tecniche.

Spesso conduco sessioni a più menti, ma raramente siamo in più di tre, incluso me stesso: questo è dovuto perlopiù al limite personale che mi pongo, ovvero che le persone che fanno brainstorming con me devono conoscere almeno un po’ il worldbuilding che c’è dietro il mondo di Mame, in modo da sapere a priori quali idee sono già presenti a Mame e quali invece sono novità che possono essere portate al tavolo.

Alcune volte addirittura sono in coppia con un’altra persona e basta, e insieme cerchiamo soluzioni ai problemi più comuni quando si costruisce un mondo.

Ad esempio, recentemente mi sono imbattuto in un dilemma che mi avrebbe fatto passare la notte insonne, se non fosse stato per il mio amico Ziggy: da dove vengono gli esseri umani con gli occhi a mandorla che abitano nel Regno di Ewerynd, di Swit e di Kaine? Oppure gli esseri umani dai tratti somatici simili agli aborigeni australiani nel Regno di Kanor?

Il punto principale del discorso è che gli esseri umani non sono originari del mondo di Mame, ma sono capitati lì “per caso” attraversando dei Portali che collegano Dimensioni diverse. Questo ovviamente l’avevo già definito tempo prima e dunque il mio problema non era “come sono arrivati nel mondo di Mame”, quanto più “da dove vengono questi popoli? E quanto erano avanzati quando hanno attraversato i Portali?”.

Il problema dunque era che non avevo idea se ci fosse una cultura analoga a quella protoceltica – che è andata a costituire il popolo del Regno di Mame – ma che avesse la propria sede in Cina, o in Giappone, o in Thailandia, o in Tibet –.

Così Ziggy e Gelso, un’altro mio amico, mi hanno aiutato a recuperare le fonti e gli articoli – indispensabili quando si scrive qualcosa – sugli esseri umani di 30'000 anni fa e boom! il mio problema, con un po’ di lavoro di lima e di interventi mirati, era perlopiù risolto.

Non nego che abbiamo trovato altre soluzioni rispetto al passaggio inter-dimensionale di una fetta di popolazione tibetana in un altro mondo: una soluzione al problema prevedeva che nei territori abitati da questi popoli ci fosse un forte vento, come nelle steppe asiatiche, e dunque l’evoluzione avesse fatto il resto.

Idea scartata in fase di valutazione perché gli esseri umani non sono originari di Mame, appunto… ma è una bella pensata, e la utilizzerò per altre specie autoctone!



Note a margine


Questo articolo è una trascrizione parziale, riveduta e corretta di un episodio del mio Podcast, «MamePosting», che ad oggi conta solo tre episodi di cui uno, appunto, sul Brainstorming.

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