31 domande su di me & sulla scrittura
- William H. Ribera
- 7 set 2024
- Tempo di lettura: 5 min

Tutto su di me.
Non so cosa dire, non lo so davvero.
Mi chiamo William Hayden, sono uno scrittore, vivo in Italia, ho una gatta di nome Frittella, ho ventotto anni e non sono laureato.
Pianificatore o improvvisatore?
Dipende dalle circostanze, dico sul serio. Per la trilogia dei «Sentieri Sconosciuti» ho fatto una outline della trama molto prima che iniziassi a scrivere effettivamente le parti che stavo stendendo capitolo per capitolo, ma per «Mari Maledetti» è stato vero il contrario – ovvero sono andato a braccio e solo dopo ho stabilito una trama vera e propria con tanto di appunti.
C'è da dire che spesso l'una può diventare l'altra: ho cambiato almeno 3 volte l'outline della trama dei «Sentieri Sconosciuti» solo perché i personaggi continuavano ad improvvisare, e nonostante «Mari Maledetti» sia partito improvvisando, più in là, quando avevo già metà storia scritta, ho poi delineato gli ultimi capitoli per avere ben chiara la trama.
Il tuo genere.
Intendi maschio/femmina/non-binary oppure intendi il genere letterario? -badum tss-
Sono uno scrittore fantasy. È il mio cavallo di battaglia, non credo di poterci fare molto nonostante il fantasy italiano sia di nicchia – ed è un eufemismo.
Perché scrivi?
Vi rimando a questo articolo.
Obiettivi.
Obiettivi? Non sono un fotografo, quindi no grazie.
A parte gli scherzi: il mio unico obiettivo è condividere con voi lettori le mie fisime mentali tramite testo scritto. Nulla di più e nulla di meno.
Le distrazioni più grandi.
Facebook e Telegram, ovviamente. Sono un boomer, ops.
Check-in: cosa hai appena finito di scrivere?
Ahi noi... lo ammetto: non scrivo da un po'. Mi sono dedicato ad altri progetti – la wiki, ad esempio –, ma ci rimetterò mano molto presto!
Scrivere musica.
AAAAAAH! Adoro scrivere testi di canzoni, ma me la cavo molto meglio con le lingue inventate da me che con quelle conosciute 😂 Ho scritto il testo di "Endlessly" (Muse) in Deniwa, la mia ConLang della magia, e ho scritto un testo per un mio personaggio originale usando come base musicale "Let it go" (Disney, Idina Menzel).
Scrivere sinossi.
Che spina nel fianco.
Ispirazioni.
Prendo ispirazione da letteralmente qualsiasi cosa io veda, ascolti o percepisca nella mia esistenza.
Dove scrivi (fisicamente).
Solitamente scrivo alla mia scrivania, posizionata nello studio di casa mia.
Carburante per la scrittura.
Posso dirlo? Lo dirò. Caffè + sigaretta = combo perfetta. Fa anche rima!
Il caffè mi aiuta a distendere i nervi – in modeste quantità, ovviamente –, mentre le sigarette mi concedono una pausa ogni tanto. Una volta finito di fumare, si torna al lavoro!
Scrivere libri.
Preferisco di gran lunga scrivere un buon libro rispetto allo scrivere un buon racconto. Non solo perché le raccolte di racconti immagino vendano poco (...a momenti anche i libri vendono poco, sigh), ma perché solitamente quando scrivo un racconto voglio essere slegato dagli eventuali vincoli che invece hanno, inevitabilmente, i capitoli di uno stesso libro. Un libro può essere approfondito all'interno di se stesso: hai molto più spazio, in termini di caratteri-spazi-inclusi, per dire quel che vuoi dire in modo che non sia frainteso. Cosa che secondo me non accade (e non può accadere) con il singolo racconto in una antologia.
Check-in: cosa stai scrivendo attualmente?
Al momento non sto scrivendo nulla, MA sto traducendo un libro dall'inglese per diletto personale. Si tratta di un libro di worldbuilding, e l'ho persino impaginato per farlo apparire più carino – non lo so il perché, l'ho fatto e basta.
William Passione Grafico.
Scegliere i titoli.
Non ho mai avuto difficoltà a scegliere i titoli dei miei scritti, se si eccettua il dannato periodo che va dal 2004 al 2012.
Nel 2004 esordii, fra i miei parenti, con "Occhi d'argento", una storia che un giorno mi piacerebbe riprendere in mano con le opportune modifiche.
Il secondo volume si chiamava "Una nuova, fantastica avventura".
ARGH.
EEK.
HISSS.
Insomma non ero bravo a dare nomi a ciò che scrivevo... finché non ho capito che potevo prendere un tema ricorrente e usarlo per dare un titolo.
Così è nato «Soffitti Sconosciuti»: i due personaggi principali erano in viaggio, per cui ogni giorno si svegliavano sotto un soffitto diverso, un soffitto sconosciuto, per l'appunto.
Ambientazione.
La mia ambientazione principale è un multiverso.
Ciò vuol dire che all'interno della narrazione ci sono più universi – chiamati "Dimensioni" o "mondi" – messi in gioco.
La Dimensione principale in cui avviene la narrazione è Mame (da "Mamé", "casa" in Elfico Unito), ma vengono nominati altri universi durante i tre libri dei «Sentieri Sconosciuti»: il mondo di Narda e il mondo di Zagroth, ad esempio.
Mame è un mondo simil-medievale, ma ogni Regno delle terre conosciute ha un livello di cultura e tecnologia diverso, a volte completamente differente l'uno dall'altro. Il Regno di Mame – da cui il mondo prende il nome – è culturalmente e tecnologicamente arretrato, ad esempio, mentre il Regno di Isarnon è tecnologicamente già alle macchine a vapore nello stesso periodo di tempo.
Personaggi(o) principali/e.
I miei personaggi principali variano di opera in opera. L'unica costante è lei: Sue.
Inventata quando avevo 9 anni, si è appropriata di qualsiasi mia storia come se ne andasse della sua vita. Solo ad oggi sto iniziando a smaltire le sue intrusioni nella mia scrittura – sia dedicandole dei pezzi originali ora sia riconoscendo quando non era lei la "vera" protagonista di una storia scritta in passato con lei come protagonista.
Sue ha i capelli blu, gli occhi viola, le orecchie lunghe e a punta, parla tipo 5 lingue e, in «Mari Maledetti», ha 69 anni suonati (da qui il perché conosca 5 lingue lol).
Trope preferito.
RIVALS TO LOVERS.
O anche Enemies To Lovers, perché no, peccato che io non sappia scrivere davvero di nemici senza che questi si detestino con la bile in bocca per cui neanche gli passa per la testa di scopare, sigh.
Dove scrivi (supporti usati).
Di solito al computer, ma anche carta e penna hanno il loro perché. Di solito al computer butto giù le bozze e le stesure vere e proprie, mentre a mano scrivo appunti vari, l'outline della trama e la creazione delle lingue e dei font.
Un autore che ammiri.
Philip Pullman. Il suo universo (in Queste Oscure Materie) è qualcosa di straordinario.
Check-in: cosa pianifichi di scrivere in futuro?
Pianifico di dedicarmi (finalmente?) alla traduzione in inglese di «Soffitti Sconosciuti»! E di riscrivere Mare di Massacri, magari. Ho anche un prequel per i «Sentieri Sconosciuti» in mente da anni, ma non mi ci sono mai dedicato.
Aesthetic.
Jack Sparrow. 😂
Temi ricorrenti.
La perdita. Che sia di un genitore, di un figlio, di un carissimo amico, di una persona amata... parlo di una perdita definitiva, di un dolore straziante, e non di una separazione. E la vita che continua a scorrere nonostante tutto.
Personaggi secondari.
Ne ho tanti, TROPPI. Praticamente sono loro che reggono il gioco a quelli principali!
Motivazione.
Non lo so. Passo.
Amici di scrittura.
Ho un intero gruppo con il quale condivido temi di scrittura e confronti! Si chiama "Support the Writer" e, anche se ultimamente non è molto attivo, me li porto tutti nel cuore. ❤️
Cosa stai leggendo ultimamente?
Sono monotematico: "La Trilogia dei Pirati" di Valerio Evangelisti.
Check-in: cosa non pianifichi di scrivere in futuro?
Un libro erotico, perché ho DUE scene di "facciamo all'ammmore" in «Mare di Massacri» e voglio già spararmi perché non riesco a scrivere nulla che non mi faccia cadere dalla sedia dal ridere. SIGH
Premi di buona condotta e/o di consolazione.
Di solito consistono in cioccolata.
Il tuo libro preferito.
Ne ho troppi, questa domanda è un colpo basso.
1. "L'ombra del Vento" di Carlos Ruiz Zafòn
2. "Il gioco dell'angelo" di Carlos Ruiz Zafòn
3. "Queste Oscure Materie" di Philip Pullman
E questo solo per citarne alcuni.
Punti di forza e debolezze nella scrittura.
Direi che i miei punti di forza sono i dialoghi e il worldbuilding, decisamente.
Quanto ai punti deboli... mi hanno detto che le mie descrizioni sono molto evocative, ma la verità è che, se un tempo spendevo anche due pagine a descrivere un paesaggio, ora mi sono rotto i cosiddetti e descrivo il minimo essenziale perché i personaggi non fluttuino nel vuoto assoluto.
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